28.6.2016: Dall’inizio del 2015 tutti i principali produttori di moduli sono riusciti a ridurre i costi di produzione in misura dell‘8-13 per cento. Lo ha rilevato l’associazione di produttori «Solar Alliance for Europe» (SAFE). Secondo lo studio negli ultimi sei mesi i costi di produzione sono scesi da uno a tre centesimi di dollaro per watt di potenza, con le migliori performance fatte segnare dai produttori asiatici al di fuori della Cina. In particolare i moduli da Malesia e Singapore sarebbero del 13 per cento più a buon mercato rispetto allo scorso anno. Il portavoce di SAFE Holger Krawinkel ha voluto commentare che «i numeri dimostrano come la discesa dei prezzi è un fenomeno diffuso, rapido e determinato da fattori di efficienza interna». In particolare i produttori asiatici potrebbero contare su economie di scala maggiori, visti i volumi prodotti, avrebbero accesso a una catena di approvvigionamenti più corta e si concentrerebbero su pochi prodotti. Tuttavia investitori e consumatori europei non ne possono trarre vantaggio: «In Europa il prezzo di mercato è determinato dai minimi all’importazione per i moduli cinesi, e dai costi di produzione». Questo danneggerebbe l’economia solare locale «e rende ancora più urgente la nostra richiesta di mettere una fine alla politica dei dazi e dei prezzi minimi», ha ribadito Krawinkel.
La Commissione Europea ha introdotto i prezzi minimi all’importazione e le tariffe doganali nel 2013, dietro richiesta di alcuni produttori europei di celle e moduli, e indaga da allora sull’esistenza di aiuti di stato e di politiche di dumping dietro alla vendita di prodotti solari cinesi in Europa. La Commissione terminerà le indagini a inizio 2017 e poi deciderà se prolungare le misure oppure se abbandonarle. SAFE spinge per l’abbandono delle misure fin dalla sua costituzione. Lo studio «The Price of Solar» può essere richiesto per mail: info@safe-eu.org
safe-eu.org/2016/06/23/pm-modulproduktionskosten-um-bis-zu-13-gesunken/